Il cliclo del prezzo la classe

Il cliclo del prezzo la classe

L’intervento del ciclo del prezzo è il motore che disciplina le classi dei beni e servizi.

Uno degli esempi principe è il prezzo del biglietto di un evento. Come abbiamo già avuto modo di parlarne nei precedenti contributi sotto altri tipi di aspetti.

In questo contributo proseguiremo la narrazione sotto il punto di vista, da noi definito classe sociale.

Il prezzo è sempre l’emblema, che misura lo status del consumatore.

In un evento il prezzo di listino può essere di tre tipologie.

La prima di 20€, la seconda di 50€ la terza di 150€.

La differenza è data dalla disposizione dei posto a sedere per poter godere dello spettacolo.

Per tanto più sono lontano e meno il biglietto costerà, più mi avvicino al palco è più il prezzo si eleva.

Allora il prezzo è un elemento che determina la condizione di status. Più sono vicino al palco è più la mia autostima sarà appagata.

Ciò mi porterà a spedire anche di più per elevare la mia condizione.

Allora, il prezzo, per lo stessa tipologia di servizio varia. Ovvero il servizio erogato è lo stesso di cui fruiranno tutti. Non vi è differenza il questo caso, di servizio.

L’unica differenza dei prezzi in apparenza è dato solo dalla visuale dove si potrà godere spettacolo.

Allora la visuale giustifica il prezzo. E il consumatore lo percepisce come corretto. Per tanto è giusto che io paghi un prezzo diverso per avere una visuale diversa.

Il consumatore innescherà il concetto del ciclo del prezzo, involontariamente. Nel tracciare il suo profilo contribuirà alla oscillazione sempre di questo.

Ora possiamo ragionevolmente affermare che il prezzo è un elemento che crea classi sociali nella nostra società, celate, ma presenti.

Questa divisione viene creata dal consumatore attraverso la richiesta del biglietto.

I manager del marketing contribuiscono con la loro tecnica a creare un aspettativa attraverso la comunicazione. Il consumatore non vede l’ora di poter acquistare il biglietto e quando lo fa, decide lo status.

Un buon organizzatore o esperto di marketing, quando mette in vendita i suoi biglietti, annuncerà che i prezzi a 20€ e 50€ sono esauriti e punterà a vendere quelli a 100€.

Allora il prezzo che la domanda genera potrebbe non rispecchiare la realtà.

Nel senso che Il bene che volevo io è esaurito cioè il biglietto a 20€ . Ma siccome per me è importante parteciparvi, allora sono disposto ad elevare il mio status.

A fare sacrifici è acquistare al prezzo più alto ovvero 100€.

Il prezzo più alto teoricamente dovrebbe essere condizione di scarsità. Siccome ho pochi posti allora in pochi posso averlo.

Questo postulato è corretto forse in natura, dove il bene è scarso per definizione. La scarsità è quella.

Ma in un evento la scarsità, è vero che è data dalla disponibilità delle dimensioni della location. Ma è anche vero che se la richiesta è elevata, posso anche trovare location che soddisfino a pieno la richiesta.

La scarsità, per il prezzo più altro, potrebbe non essere dato dallo spazio che l’organizzatore designa per quel ipotetico prezzo.

Ma è dato dalla tecnica di comunicazione abbinata alla necessità di aumentare i ricavi.

Oppure la scarsità, dovrebbe essere certificata, da un organismo. Il quale attribuisce un numero certo di posti minimo o massimo per ogni fascia di prezzo.

Il prezzo di 100€ viene venduto grazie alle strategie di marketing cognitive. Stimolando il consumatore a credere che i biglietti a 20€ e 50€ sono esauriti. Così che il consumatore acquisti il biglietto al prezzo più alto possibile.

L’organizzatore una volta che ha soddisfatto le sue esigenze economiche, proporrà in vendita i biglietti al prezzo più basso

Ovviamente ciò che abbiamo descritto non rispecchia la normalità dei casi.