Il social e pochi secondi di passione per emergere
Più il contenuto postato è prolisso e minore visibilità l’algoritmo è disposto a concedere. Per tanto il segreto diventa la brevità del messaggio.
Ma come si può trasmettere un messaggio in pochi secondi oltretutto se durano neanche 24 ore. Mi sembra assurdo e riduttivo eppure gli internauti si sono omologati molto bene a questa condizione.
I fruitori del sistema preferiscono trasmettere le loro passioni e sentimenti attraverso un video che raggiunge un picco di visualizzazioni e poi inabissarsi per sempre. Perché mai più nessuno le potrà trovare. Questo da maggiore libertà di manovra per chi vuole dare voce a qualsiasi cosa gli frulla per la testa.
Sembrano così lontani i tempi un cui un messaggio una volta rimaneva nella bacheca, anche se per amor del vero bisogno ammettere che difficilmente si scorre dal primo all’ultimo post pubblicato. Oggi invece per esigenze dettate dall’ecosistema social le cose sono completamente radicalmente cambiate.
Tutti i cambiamenti nascono perché gli utenti in realtà sono cambiati perché la generazione di utenti non riesce a prestare attenzione per più di pochi secondi.
I contenuti sono brevi perché sono studiati per un pubblico dal target giovane o anche per esigenze di tecniche o di licenze musicali. Ogni social nasce con una generazione cresce e poi scompare.
Mi capitava spesso camminare per strada e di notare le ragazze forse in età di 12/14 anni che con il cellulare in mano, un sottofondo musicale gesticolavano. Mi chiedevo che cosa fosse. Fin quando in una riunione con diversi professionisti del settore stavamo discutendo della pianificazione di una campagna Adv. Uno dei colleghi ci interrompe e esordisce che suo figlio di quattordici anni non ha Facebook ne Instagram perché per lui sono ritenuti social network per vecchi! E che non è vero che non usa il social network, lo usa è si chiamava Musically.
In quella frase avevo capito che i figli tendono a non voler certamente stare dove ci sono i genitori. Quando ero piccolo sicuramente non volevo far sapere ai miei cosa facevo e cercavo sempre di sviare a qualsiasi loro domanda o richiesta. Stessa cosa è successa nel mondo digitale. I giovani non vogliono far sapere quello che fanno ai loro genitori. E come si fa? E’ banale la risposta basta trovare un social network che i genitori non hanno.
Da qui si sviluppa il social che si adatta a quella che è la fascia di età del suo utilizzatore. Se il fruitore è un giovane tra i 12 e i 16 anni, certamente non parlerà a me che meno si interesserà di argomenti come la politica. Non si metterà certamente a scrivere poesie e articoli. Men che meno pubblicherà la foto della sua macchina oppure del piatto nel ristorante o qualche appuntamento di lavoro.
Cosa potrà pubblicare se non se stesso aggiungendo un messaggio divertente per non dire frivolo. Come è giusto che sia a quella età. Pubblicare un video divertente che dura pochi secondi con base musicale. Che bello.
Allora è vero che il social network progetta e adatta tutto il suo meccanismo per la fascia di età determinata. Ciò che è ambiguo è cosa succedere quando i grandi entrano nel mondo dei piccoli, non rendendosi conto che non è il posto giusto dove dovrebbero stare. Ognuno di noi deve frequentare i luoghi virtuali adatti.