Il valore è intrinseco?

Il valore è intrinseco?

Recandomi in un supermercato mi è caduto l’occhio su una nuova vetrina allestita dedicata alle bottiglie di vino.

Il supermercato è posizionato per un target medio alto spendente.

Notando con attenzione vedo che le bottiglie più costose sono disposte altezza uomo. Per tanto hanno una visibilità molto rilevante.

Premetto che la vetrina è blindata, questa condizione, trasmette una percezione alta del valore del suo contenuto.

Aggiungo che la vetrina oltre ad essere di bellissimo aspetto, è molto illuminata.

Ora prendo come esempio un bottiglia presente nella vetrina del valore di 130€ di cui non faccio ovviamente il nome.

Prendo lo smartphone, il mio compagno inseparabile, digito il nome della casa vinicola, nella stringa di ricerca.

Una volta data la conferma, l’elaboratore algoritmo, seleziona e mi mostra una serie di portali web di vendita di vino.

Con il dito ne digito uno a caso, senza preferenze, il prezzo è di 100€.

Nella settimana seguente riesco a contattare la casa vinicola e chiedo se posso passare da loro per acquistare la bottiglia di vino.

Confermandomi la disponibilità, mi propone un ulteriore sconto.

La riflessione è banale, in tre passaggi il prezzo è totalmente diverso.

Attenzione, la riflessione non verte del perché, è palese che ogni prezzo ha un valore aggiunto inerente il servizio.

Il supermercato, deve ammortizzare un infinità di costi. Passando dalla vetrina, al pre acquisto del bene e a tutti i costi che concorrono nel suo conto economico. Il prezzo finale sarà comprensivo dei costi con un margine di guadagno.

Oppure, potremmo ragionare che il prezzo di listino del market, poteva equivalere a quello del sito web da me trovato, e comunque avrebbe avuto un certo margine. Ma, non possiamo paragonare i costi di un esercizio fisco con uno virtuale che con molta probabilità applica la tecnica del dropshipping.

In fine potremmo supporre che il prezzo di 130€, è dato più da l’idea che ha il consumatore di acquistare un prodotto di grande valore, quasi cucito su misura.

Una vetrina blindata, esteticamente molto raffinata e accattivante. Luminoso come un gioiello. Le bottiglie sapientemente ordinate con posizioni strategiche. Generano nel consumatore un senso di valore a ciò che vi contiene che non è dato solo dal bene o dalla comodità di trovarlo già in loco. Ma è tutto ciò che è stato costruito attorno, che lo rende particolarmente affascinate e che gli attribuisce un valore aggiunto.

Il consumatore che acquisterà la bottiglia di vino all’interno del market, lo farà con un senso di soddisfazione data dal contesto generale.

Diversa percezione avrà il consumatore che acquisterà la stessa bottiglia on-line.

In questo caso il consumatore si vedrà recapitare la bottiglia comodamente a casa.

Sarà sicuramente molto soddisfatto, perché è vero che avrà aspettato qualche giorno prima di ricevere il pacco. Ma la sua attesa sarà ricompensata anche dal risparmio.

C’è sempre il consumatore che preferisce recarsi direttamente in cantina (se per lui è più comodo). Il vantaggio sarà sia il prezzo più basso, ma ad animare il suo status sono altri fattori. Come il recarsi alla casa vinicola ha sempre un idea di rustico, come se si tornasse alla origini. Gli odori, i rumori  e le chiacchiere con gli addetti del settore.

Concludendo possiamo dire che ogni consumatore attribuisce al bene un suo valore. Che non è detto che sia legato al prezzo, ma a una serie di motivazioni che lo spingono a compire l’azione di acquisto.