La pubblicità è inevitabile, ma bisogna saperla piazzare sensibilmente.

La pubblicità è inevitabile, ma bisogna saperla piazzare sensibilmente.

Quante volte ti sarà capitato di navigare on-line e di imbatterti in siti web colmi di pubblicità, pieni zeppi di banner pubblicitari e video con lo stesso fine? Forse la pubblicità arriva a coprire il 70% della pagina, il restante dal contenuto e la notizia.

Sono così tanti i messaggi pubblicitari che sembra che si spingano l’uno l’altro per farsi spazio. Se potessero parlare ognuno direbbe: “guardami”, “no, guarda me”, “Me! Me! Me” e “Sono io quello che cerchi!

Da quanta pubblicità gli editori hanno inserito nella pagina, la stessa non riesce a caricare tutti i contenuti. La tua reazione, come penso quella di chiunque abbia poca voglia di aspettare che tutte le campagne finiscano di caricarsi, è di chiudere la pagina.

I dati statistici dimostrano che gli utenti non cliccano sulla “x” per chiudere la pubblicità. Essi preferiscono chiudere direttamene la pagina web.

Questo sta ad indicare che i target non rifuggono dalla pubblicità, altrimenti si sarebbero prodigati a chiudere con pazienza tutti i formati di pubblicità che in quel dato momento non gli erano di aiuto, ma dato che loro in cerca di altro, il problema è come la pubblicità è stata loro mostrata.

La sovrappopolazione di pubblicità l’ha fatta percepire più come un’imposizione, che oscura il motivo principale per cui il consumatore ha aperto quella che pagina, che un modo per arricchirla e fornire contenuti e informazioni aggiuntivi.

Gli editori che forniscono notizie dovrebbero imparare non solo a comprendere che ciò che propongono ha un valore, perché quello dovrebbero già saperlo, ma che il valore può essere facilmente oscurato da come la pubblicità viene presentata.

La contrapposizione tra notizia e distrazione è dannosa. L’utente che cerca una notizia è concentrato e non vuole essere disturbato.